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         Si ringraziano:
 
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        CARTELLA STAMPA "SMETTI&VINCI 2002"   
        vedi anche: 
         comunicato n.1/2002 | smetti&vinci 
        2002 | centri di aiuto | i 
        consigli per smettere | benefici per chi smette 
        | numeri in fumo: la malattia | i 
        non fumatori e il fumo | i costi ospedalieri 
        del fumo
 - I GIOVANI 
        E IL FUMO I 
        dati dell’indagine Multiscopo ISTAT del 1999 rilevano una percentuale 
        di fumatori pari al 24,5% (32,4% degli uomini contro 17,1% delle donne), 
        solo in leggero calo rispetto al 1993 (Tavola 1). Negli ultimi anni quindi 
        si evidenzia una stabilità complessiva della percentuale di fumatori 
        adulti. Fanno 
        invece riflettere i dati sulla diffusione del fumo tra i giovani. In 
        Italia oltre un quinto (21,6%) dei giovanissimi tra 14 e 24 anni ha già 
        l’abitudine al fumo, percentuale che sale al 24,9% per chi vive in 
        zone urbane. Inoltre la percentuale delle fumatrici sin dalla giovane 
        età è molto vicina alla media delle donne in generale e 
        nelle aree metropolitane le giovani fumatrici sono più numerose 
        che altrove. Tavola 
        1 – Fumatori di 14 anni e più per sesso, classe di età e 
        tipo di comune. Anno 1999 (per 100 persone con le stesse caratteristiche)
 
         
          | TIPO DI COMUNE
           | MASCHI
           |  | FEMMINE
           |  | MASCHI E FEMMINE
           |   
          | 14-24
           | 25 e più
           | Totale
           |  | 14-24
           | 25 e più
           | Totale
           |  | 14-24
           | 25 e più
           | Totale
           |   
          | Centri metropolitani
           | 30,6
           | 36,1
           | 35,4
           |  | 19,2
           | 19,2
           | 19,2
           |  | 24,9
           | 27,0
           | 26,8
           |   
          | Altri comuni
           | 27,0
           | 32,8
           | 31,8
           |  | 14,9
           | 17,0
           | 16,7
           |  | 21,1
           | 24,6
           | 24,0
           |   
          | Totale
           | 27,5
           | 33,3
           | 32,4
           |  | 15,4
           | 17,4
           | 17,1
           |  | 21,6
           | 25,0
           | 24,5
           |  Fonte: 
        Indagine Multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" 1999 Rispetto 
        alle indagini precedenti, la percentuale di fumatori è aumentata, 
        soprattutto nelle classi di età più giovani (15-24 anni) 
        in entrambi i sessi. In particolare il confronto tra i dati del 1994 
        e del 1999 segnano un aumento del 7.7% nei maschi e del 5.5 nelle femmine. 
        Secondo l'Annuario Statistico Italiano (ISTAT) nel 1999 i giovani, 
        compresi tra i 15 ed i 24 anni, fumatori sono il 26.27 dei maschi ed il 
        15.43 delle femmine.  E’ 
        importante sottolineare che chi comincia a fumare nell'adolescenza e continuerà 
        a fumare regolarmente, avrà un tasso di mortalità circa 
        3 volte più alto di chi fuma o rispetto a chi inizia a 25 anni 
        o più. Metà morirà a mezza età, prima del 
        compimento dei 70 anni, perdendo circa 22 anni di normale aspettativa 
        di vita a causa di attacchi al cuore, infarti, cancro al polmone ed 
        altre sedi, malattie dell'apparato respiratorio.  Fumo 
        passivo e giovani E’ 
        importante sottolineare la relazione esistente tra fumo passivo e abitudine 
        al fumo. Chi è esposto fin da piccolo al fumo dei genitori imita 
        il modello genitoriale con maggior facilità rispetto a chi è 
        vissuto in famiglie di non fumatori.  I 
        dati Istat confermano il fatto che il fumo dei genitori e di altri componenti 
        della famiglia condiziona fortemente il comportamento giovanile. Se 
        nessuno dei genitori fuma, su 100 giovani solo il 15,5% consuma tabacco; 
        se fumano entrambi i genitori, la percentuale di fumatori tra i loro figli 
        si alza notevolmente, di quasi venti punti percentuali ( 35,4%); si abbassa, 
        ma rimane comunque elevata, se a fumare è uno solo dei genitori: 
        22,7 % se à fumare è il padre, 28,5% se la fumatrice è 
        la madre. Il comportamento della madre sembrerebbe condizionare in misura 
        maggiore il comportamento dei figli, cioè sono più numerosi 
        i figli fumatori di sole madri fumatrici che non di padri. Questa influenza 
        è maggiore nel caso di figlie femmine: in questo caso le giovani 
        fumatrici crescono di quasi dieci punti percentuali se a fumare è 
        la madre rispetto al padre (da 13,8 % a 23,5% ). Tavola 
        2 – Giovani fumatori da 14 a 24 anni per abitudine al fumo dei genitori. 
        Anno 1999 (per 100 giovani i cui genitori hanno le stesse caratteristiche)
 
         
          | 
           | Maschi di 14-24 anni
           | Femmine di 14-24 anni
           | Totale fumatori di 
              14-24 anni
           |   
          | I genitori non fumano
           | 20,9
           | 9,8
           | 15,5
           |   
          | Fuma solo il padre
           | 30,4
           | 13,8
           | 22,7
           |   
          | Fuma solo la madre
           | 33,2
           | 23,5
           | 28,5
           |   
          | Fumano entrambi
           | 38,6
           | 32,1
           | 35,4
           |   
          | Totale
           | 27,5
           | 15,4
           | 21,6
           |  (a) 
        Media calcolata sui fumatori di sigarette Fonte: 
        Indagine Multiscopo "Aspetti della vita quotidiana" 1999   Un 
        altro dato da rimarcare (vedi tavola 2) è che circa la metà 
        dei bambini italiani da zero a quattordici anni convive con almeno un 
        fumatore! Si potrebbe commentare che convivere con un fumatore non vuol 
        necessariamente dire essere esposti al fumo passivo (sempre più 
        spesso in realtà i genitori non fumano e non permettano che si 
        fumi negli ambienti chiusi ove siano in presenti dei bambini), ma certamente 
        entra in gioco l’azione deleteria dell’esempio fornito dall’adulto che 
        fuma già ricordato nei precedenti paragrafi! La 
        pubblicità diretta ai giovani Nel 
        1999 la "Federal Trade Commission" degli Stati Uniti, nel suo rapporto 
        annuale al Congresso della Nazione, ha presentato una dettagliata analisi 
        dell'andamento dei consumi di tabacco e dell'impatto della pubblicità 
        delle sigarette sui giovani. Tra il 1991 ed il 1997 l'aumento nell'investimento 
        delle promozioni pubblicitarie dell'industria del tabacco vanno di pari 
        passo con l'aumento dei fumatori tra gli adolescenti. In 
        Italia la pubblicità di sigarette è vietata ma le sponsorizzazioni 
        di gare automobilistiche, motociclistiche ed altri eventi sportivi o concerti 
        rock, oltre che la pubblicità indiretta di cinema e televisione 
        (video musicali, riviste che riportano i loro idoli mentre fumano, ecc.) 
        riflettono una sempre più sofisticata promozione del tabacco nei 
        confronti degli adolescenti.  In 
        California nel 1993 si è sperimentato su 1752 adolescenti (8), 
        che non avevano mai fumato, l'influenza dei messaggi pubblicitari: a distanza 
        di tre anni il 34% dei ragazzi, tra i 12 e 17 anni d'età, che fumavano 
        avevano sperimentato il tabacco in risposta alle strategie di marketing 
        delle multinazionali del tabacco che consistono in messaggi pubblicitari 
        proiettivi, mostrando luoghi e situazioni, con caratteristiche di benessere 
        ed elevato tenore di vita molto lontane da quelle dello spettatore, che 
        provocano un "subconscio meccanismo di identificazione". Si tratta di 
        una pubblicità che non insiste certo sul fatto che fumare fa bene, 
        ma migliora il rendimento fisico: fumo-avventura, fumo-barca a vela, fumo-uomo 
        forte, fumo-formula uno, ecc. Tutti messaggi diretti alla sfera istintuale 
        della gente. Costo 
        delle sigaretteSono 
        ormai numerose le segnalazioni in letteratura che dimostrano che l'aumento 
        del prezzo delle sigarette è un disincentivo per gli adolescenti. 
        In questa direzione si muove anche il Parlamento Europeo: anche secondo 
        uno suo studio più le sigarette sono costose, meno i giovani si 
        avvicinano al tabacco. Uno 
        studio condotto negli Stati Uniti ha dimostrato che ad un aumento di 1 
        centesimo di dollaro per pacchetto nelle tasse imposte sulle sigarette 
        dal singolo stato, è associata una riduzione del consumo di pacchetti 
        pro capite pari allo 0,631 all'anno.  I 
        motivi principali per aumentare l’imposta sul tabacco sono quindi: 
        
         scoraggiare 
          il consumo di tabacco (in particolare tra i giovani)
         contribuire 
          a finanziare il programma di spesa complessivo del governo
         pagare 
          i danni provocati dal tabacco 
        
        Informazioni per fumatori e operatori 
        Per informazioni più dettagliate sul concorso rivolgiti al Numero 
        Verde 800.55.40.88 dalle ore 10 alle 16 dal lunedì al venerdì: è 
        il nuovo Numero Verde dell'Osservatorio 
        OSSFAD Fumo Alcol e Droga dell'Istituto Superiore di Sanità.
 
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